Fiorella Berselli ci chiede di scambiare i nostri privilegi con qualcosa di più importante | Fiorella Berselli counts her privileges, and asks herself what they are worth.
This story can be read both in Italian and English (English Below)
Sto pranzando sul mio terrazzino. Un angolo di quiete fuori da tutto. I raggi del sole mi scaldano, la ragnatela dondola sulla mia testa, gli uccellini cantano, le api ronzano sui miei fiori, i pesci nella vasca del giardino giocano a fare le bolle. Una bella giornata di inizio primavera.
Finisco e rientro, tutto cambia, una mascherina appesa. E tutto torna alla realta:quella mascherina che metto quando esco per fare la spesa, per andare dal medico, Quella mascherina che ho visto in un ospedale del Mozambico dove ero andata a fare volontariato e in Brasile. E mi rendo costo di quanto sono stata privilegiata e di quanto lo sono tuttora. Di quando andavo per trekking sulle Dolomiti nei fine settimana, di quanto era facile andare a vedere il mare, di quanto era bello all'ultimo momento organizzare una passeggiata che durava una giornata. Privilegi che chissà quando potremo riavere. Però quello che spero è che questo virus oltre a portarci stravolgimento ci porti anche più libertà. Non di movimento come quello che avevamo adesso. Libertà di pensiero, di farlo in modo diverso, più rivolto agli altri e non solo a noi stessi. Il fatto di pensare che potremmo contagiare i nostri cari oltre a noi, potrebbe essere il primo passo, per un ragionamento più ampio nei confronti degli altri.
Questa guerra la vinceremo tutti insieme, se ognuno fa il suo pezzettino con gli altri. Tutti i nostri privilegi, che alla fine ci rendiamo conto sono stati effimeri cerchiamo di scambiarli con qualcosa di più importante e durevole per essere più umani, più persone. Lo dobbiamo a noi stessi ma anche a chi, medici e infermieri, darà la possibilità al maggior numero di persone di continuare a vedere una nuova alba.
Questa storia è stata condivisa da Fiorella Berselli.
Photo by Fiorella Berselli
--------------------------------------------------Eng-----------------------------------------------------------------
I'm having lunch on my balcony. A quiet corner away from everything. The sun's rays warm me up, the spider's web is swinging by my head, the birds are singing, the bees are buzzing on my flowers, the fish in the garden tank are playing with bubbles. A beautiful early spring day.
I finish my lunch and I go inside, where everything changes when I see my mask hanging up. Suddenly everything comes back to reality due to that mask, which I use when I go grocery shopping, to the doctor, the same kind of mask I saw in a hospital in Mozambique, where I went to volunteer, and in Brazil. And I realize how privileged I was and how privileged I still am. How I used to go trekking in the Dolomites on weekends, how easy it was to go to the seaside and take a stroll, how beautiful it was to spontaneously organize a last-minute trek that would last one whole day. Privileges that nobody knows when we will get back. What I hope is that this virus will not only turn our lives upside down but also that it will give us more freedom. Not the freedom of movement we were used to, but freedom of thought, of doing things in a different way, more directed towards others and not only ourselves. The fact that we know that we could infect our loved ones could be seen as a first step towards a wider collective ideal based on a sense of respect for others.
We will win this war together if everyone does their part. We should try to exchange our privileges, which in the end we realize were ephemeral, for something more important and lasting in order to be more human. We owe it to ourselves but also to those who, doctors and nurses, will fight to give the highest number of people the chance to continue to see a new dawn.
This story was shared by Fiorella Berselli.
How do you experience living in your city under Coronavirus? Share your story and join us to Spread stories, not the virus.
Comments